Intorno a Baiano ci sono dolci e verdeggianti colline che si affacciano su un vasto e assai vario panorama, che abbraccia l'intera pianura, arrivando fino a distinguere all'orizzonte il Vesuvio ed il golfo di Napoli.

Sulla collina che domina il centro abitato del paese tra i secolari ulivi resi argentati dal sole, immerso in un profondo silenzio, si eleva il complesso monumentale di Gesù e Maria, «unico quanto significativo bene di interesse storico-culturale della comunità cittadina[1]», formato da un eremo, un campanile e una chiesa, circondati da un orto a servizio degli eremiti e da un grande uliveto che veniva dato in fitto a contadini in cambio di olio. Fu realizzato con materiali di pietra calcarea e di lapilli, così com’erano disponibili nella stessa area collinare. Luogo simbolo della preghiera è l’antica e piccola cappella all’interno dell’eremo con la volta a crociera in pietra, al centro della quale è visibile una croce benedettina realizzata con  le stesse pietre. La sua costruzione risale  a prima dell’anno mille ed è un simbolo inequivocabile della vita eremitica. Entrare lì e raccogliersi in meditazione e in preghiera sembra entrare in contatto con la divinità, tale è la suggestione che trasmette.

Il 7 settembre 1615 il Vescovo di Nola Giovan Battista Lancellotti visitò questi luoghi per constatare lo stato delle parrocchie della Curia e nella sua Visitatio generalis[2] descrisse i pochi e poveri oggetti dell’arredo in dotazione agli eremiti che vivevano soltanto di elemosine e dei prodotti ricavati dall’orto che essi stessi coltivavano.Interno della chiesa

«Nell'opera “Nola Sacra” del Guadagni  leggiamo che essa aveva “tre altari ed altrettante campane” e che vi si celebravano “ogni anno due belle feste, cioè nel terzo giorno di Pasca di Risurrezione ed in quello di Pentecoste”; ma troviamo anche conferma della fondamentale povertà della “chiesiuola”, la  quale, costruita appunto con le elemosine dei fedeli, era retta da eremiti, mentre un Cappellano vi andava regolarmente a celebrare le funzioni sacre.[3]»

I tre altari sono tuttora presenti all'interno della Chiesa, dedicata alla Madonna del Soccorso, che ha conservato grosso modo la struttura originaria. Sotto il pavimento c’è una cripta accessibile attraverso una piccola botola, dove venivano seppelliti gli eremiti e, come si legge in alcune scritte sulle pareti emerse durante i lavori di recupero, anche i sacerdoti della Congrega di Carità.

Da alcuni documenti d'archivio del 1856 apprendiamo che ogni anno, nel mese di maggio, proprio dalla “Cappella rurale di Gesù e Maria” partiva un’importante processione della statua dell’Assunta, sotto il cui nome  esisteva una Congrega munita di Regio Assenso fin dal 28 luglio 1758.

All'interno di una delle stanze del piano terra dell'eremo è venuto alla luce un affresco risalente al XVI secolo raffigurante la natività, la cui parte centrale è andata irrimediabilmente perduta.

Sull’antica cappella si erge maestoso il campanile, che si vede spuntare tra gli ulivi anche dal centro del paese sottostante. In passato il suono delle sue campane costituiva di certo un valido punto di riferimento per popolazioni capaci ancora di trovare nel lavoro, nella religione, nelle tradizioni, valori tali da dare un senso alla propria vita, spesso difficile e misera.

«Abbandonato per lungo tempo in un degrado inarrestabile, fino a trasformarsi in un rudere, solo a seguito del sisma del 1980, che fece crollare anche il tetto, fu ricostruito ed è rifiorito nell’originaria conformazione architettonica.[4]»

Al restauro fisico della struttura si è accompagnata l’opera di valorizzazione, grazie all’impegno di Suor Maria Costanza Crisafulli, dell’Ordine degli Eremiti dell’Accoglienza, che ha avuto in comodato d’uso la struttura, donna di forte fede religiosa, che ha ridato  normalità di vita all’intero luogo, e grazie alla sua eccellente arte nel raccontare  temi sacri su tavolette lignee, ha arricchito con molteplici elementi l’intera area dell’Eremo, tra cui le quattordici stazioni della Via Crucis, che fanno da guida verso il complesso. Ha recuperato, inoltre, pezzo su pezzo il pozzo per la raccolta dell’acqua piovana nel caratteristico “orto della meditazione” circondato da mura a secco,  e l’antico ingresso dell’eremo sul quale c’era un magnifico arco in tufo portato via nottetempo da sconosciuti.

 

[1] G. AMODEO, L’eremo di Gesù e Maria restituito alla comunità, da “Il Meridiano”, L’Arca, Nola,  21-3-2002.

[2] Archivio della Curia di Nola, Visitatio generalis Baroniae Avellae e terrae Roccarainolae facta in anno MDCXV.

[3] M.G. CATALDI, L’Eremo e la Cappella di Gesù e Maria in Baiano, Baiano, 1989, p. 6.

[4] G. AMODEO, Cit.

   
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