• Visita di Sant’Alfonso dei Liguori

 

Il XVIII secolo fu importante per la vita religiosa e per lo sviluppo dell’architettura sacra a Baiano. A questo periodo, difatti, risale l’arrivo di Sant’Alfonso de’ Liguori durante il suo apostolato itinerante nella diocesi di Nola. Nel 1756 predicò nella medievale Chiesa di Santa Croce «ed ebbe modo di visitare anche i centri vicini»[1] e in particolare di salire sulla collina di Gesù e Maria a pregare nell’antica cappella eremitica.

 

«Scosso dalla insipienza dei rurali, e massimamente dalla condizione dei pastori e dei mandriani che sembravano abbandonati da Dio e perduti senza rimedio, perché non vedevano altro che cielo, terra e animali, chiese e ottenne dalle competenti autorità, cui non nascose il suo turbamento, che sul pianoro del colle a poca distanza da Baiano fosse costruita una chiesetta da dedicare a Gesù e Maria.»[2]

 

Il piccolo tempio di collina doveva essere centro di evangelizzazione tanto per contadini e i boscaioli della zona, quanto principalmente per i pastori che trasferivano gli animali per ragioni di pascolo dal campo di Summonte ai terreni intorno al castello normanno e viceversa, e che si fermavano durante il viaggio proprio sulla collina.

 

«A distanza di quasi tre anni, e per l'esattezza nel febbraio del 1759, Alfonso tornò a Nola per predicare una seconda missione, e anche questa volta fece una puntata a Baiano ov'ebbe la gioia di costatare che i lavori della chiesetta rurale erano in stato avanzato. Ricordò nuovamente il titolo, la denominazione di Gesù e Maria, e questa volta raccomandò anche il culto di Santa Lucia»[3].

 

Sulla facciata fu posta l’immagine della Madonna con in mano una clava nell’atto di usarla contro il demonio, in linea con la lotta che Sant’Alfonso aveva ingaggiato contro il demonismo. Come custode della chiesa fu lasciato un confratello laico, destinato ad essere sepolto nella sottostante cripta, con l’incarico  di avvertire i Liguorini della presenza dei pastori. «Due o tre padri, forniti del manuale di catechesi per maestri cristiani itineranti, compilato magistralmente dallo stesso Sant’Alfonso coll’intento specifico di evangelizzare i rozzi e gli incolti, si presentavano sul pianoro del colle ov’è la chiesa, e lì montavano su cavalletti di legno una decina di stampe in bianco e nero»[4]. Esse contenevano una raffigurazione elementare del Vangelo. I padri illustravano in modo semplice le immagini e risolvevano gli argomenti di fede attraverso un colloquio intonato al grado di sensibilità e di cultura degli uditori.

 

[1] M.G. CATALDI, L’Eremo e la Cappella di Gesù e Maria in Baiano, Baiano, 1989, p.6.

[2] E. DE FALCO, Baiano, cit., p.171.

[3] Ivi, p.173.

[4] Ivi, p. 174

   
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